Se mai un giorno Denis Villeneuve dovesse aprire un canale YouTube (oppure un profilo tematico su un qualsiasi social network) con l'intento di fare una sapiente divulgazione Sci-fi cinematografica, lo potrebbe intitolare "La fantascienza che ci piace", perché proprio come ha fatto con la fisica il famoso professore influencer, Vincenzo Schettini, rendendola (attraverso una superba attività di comunicazione) un po' alla portata di tutti, anche il regista e sceneggiatore canadese, quasi condividendo con il prof pugliese tale grande capacità comunicativa - in questo caso visiva - ha reso la fantascienza cinematografica a portata persino dei profani del genere. La fantascienza di Villeneuve è tangibile, perché non è astratta nella forma, ma profonda e concreta nei contenuti. Dune - Parte due è il manifesto della sua peculiarità. Un sequel credibile (come dimostrato con Blade Runner 2049 ) sotto diversi punti di vista: la trama è fedele ai romanzi di Frank Herbert (a
La forma dell'acqua: a volte un gesto vale più di mille parole
Ho avuto tempo per pensare, il ritmo lento della prima metà del film e la solitudine estesa intorno a me tra le ultime file della sala mi hanno permesso di fantasticare, senza però distrarmi dal filo logico e narrativo della paradossale trama messa in scena dal regista messicano Guillermo Del Toro. Pensieri che grazie alla colonna sonora si sono trasformati in sogni, l'atmosfera creata è stata suggestivamente coinvolgente, la base musicale di forte richiamo al film francese Il favoloso mondo di Amélie catapulta lo spettatore nel favoloso mondo della protagonista Elisa, principessa senza voce, principessa atipica, personaggio unico, puro e innocente che conduce una vita umile e nella sua solitudine affoga paure, desideri e soprattutto le sue ripetitive e maniacali abitudini giornaliere. Un'atmosfera rarefatta che mi ha portato sulle nuvole o forse nello spazio, ma con l'immaginazione in un ipotetico futuro. Ho sognato di essere già sposato e già padre di una meravigliosa prole, ho sognato di imboccarle le coperte e darle il bacio della buonanotte per concludere una lunga giornata qualunque finché la sua dolce e flebile vocina non mi porge una domanda. Non una di quelle domande da declinare e far rispondere alla mamma, una bizzarra curiosità, una delle più classiche bizzarre domande che un bambino solitamente pone: "Papà, ma qual è la forma dell'acqua?". Se la stanchezza prevale si potrebbe rispondere: "domani te lo spiega la maestra!", ma ho sognato di essere un padre paziente ed amorevole che coglie l'occasione per sedersi sul letto e trasmettere la propria passione per il cinema e l'entusiasmo per quest'ultima pellicola rispondendo con voce impostata come quella di un narratore che per spiegare quale sia la forma dell'acqua prima dovrei raccontare una favola noir e se lo facessi cosa dovrei dire? Chissà, direi quando è accaduta, tanto tempo fa, alla fine di un regno di un principe giusto o parlerei del luogo, una cittadina vicino alla costa ma lontana da tutto il resto o parlerei di lei, la principessa senza voce o metterei solo in guardia la prole sulla verità dei fatti di una storia di amore e perdita e sul mostro che voleva distruggere qualsiasi cosa.
Sarò ripetitivo ma anche nel La forma dell'acqua, come mi è accaduto di constatare per Tre manifesti a Ebbing, Missouri oppure Get Out (altri due titoli tra quelli candidati al Premio Oscar come miglior film che sono riuscito a vedere) ho visto un film a sfondo politico e sociale, quasi un pretesto la storia d'amore tra una donna muta e la strana creatura marina per esprimere una critica curata e intelligente contro ogni forma di razzismo e pregiudizio, una delicata sensibilizzazione all'integrazione e un indiretto colpo basso all'attuale presidente degli Stati Uniti non visto di buon occhio dai frequentatori più assidui di Hollywood e alla sua politica definita intollerante e razzista. Osservazioni, le mie, confermate da una scena in particolare nel negozio di torte e più in generale dalla scelta di ambientare il film nel 1962, in piena guerra fredda, un momento storico in cui la fiducia nel futuro era totale, una America all'avanguardia e innovativa ma che in realtà era schiava del razzismo, classismo e sessismo, un contesto politico di estrema attualità poiché oggi si fronteggiano le stesse problematiche. Infine non bisogna dimenticare che il regista è pur sempre messicano.
Ma a far passare tutto questo in secondo piano ci pensa la straordinaria interpretazione di Sally Hawkins, la sua delicata bellezza, raffinata nelle sequenze più intime in cui si può ammirare come mamma l'ha fatta, splendida nelle sequenze finali con più azione e adrenalina. Ho amato l'umanità con la quale caratterizza il suo personaggio, la difficoltà di interpretare una donna muta superata dal lavoro svolto sulle espressioni mimiche, l'interazione con il mostro che prende le sembianze di Doug Jones all'ennesima collaborazione con Del Toro e il vicino di casa interpretato da Richard Jenkins numero uno in tema di instaurazione di rapporto empatico con il pubblico. Altro personaggio ben caratterizzato è il colonnello Strickland interpretato dall'apprezzato Michael Shannon e Zelda amica e collega di Elisa interpretata dalla vulcanica Octavia Spencer.
Se dovessi spiegare quale sia la forma dell'acqua alla mia ipotetica e futura prole potrei dire che l'acqua non ha forma e assume quella del suo contenitore, come l'amore senza forma che Elisa prova per il mostro e racconterei questa storia che ho amato fin da subito in sala per le tinte horror e la pennellata thriller che nella seconda metà il film assume, per il linguaggio duro e cinico, ma soprattuto perché nella storia del cinema ne ho viste tante di amicizie bizzarre come in E.T. oppure Free Willy, favole puritane in stile La Bella e la Bestia contornate da luccichii e paillettes di principi e principesse, storie romantiche ma prive della parte erotica e della bellezza dell'imperfezione.
Se dovessi spiegare quale sia la forma dell'acqua alla mia ipotetica e futura prole racconterei questa storia e direi che vissero per sempre felici e contenti, che si amavano e hanno continuato a farlo, ma che quando penso a lei, a Elisa, l'unica cosa che mi viene in mente è una poesia sussurrata da una persona innamorata un centinaio di anni fa:
"incapace di percepire la tua forma
ti trovo ovunque intorno a me
la tua presenza mi riempie gli occhi
con il tuo amore il mio cuore si fa piccolo
perché tu sei ovunque"
👍 MI PIACE: La colonna sonora davvero magica capace di trasportarti nel paradossale mondo creato da Guillermo Del Toro, la caratterizzazione dei personaggi principali e secondari, l'interpretazione di Sally Hawkins, la sua delicata bellezza e l'umanità con la quale caratterizza il suo personaggio oltre al lavoro svolto sulle espressioni mimiche. Le pennellate di horror su questa bizzarra storia d'amore e la svolta che la trama assume nella seconda metà del film oltre che al linguaggio cupo e cinico. Il finale perché per quanto razionalmente lo potessi immaginare diverso quello realizzato é effettivamente il migliore. 👍 NON MI PIACE:
La prima metà del film abbastanza lenta e noiosa, il contesto ambientale e temporale in cui la vicenda si svolge poiché risulta poco sviluppato, le misere nozioni fornite sulla natura del mostro perché potrebbero far travisare il messaggio d'amore e integrazione. Non si conosce molto sulle sue origini e spesso durante il film viene definito animale, beh se la creatura viene considerato tale allora quello a cui si assiste è una pratica alquanto illegale nonché disgustosa da guardare.
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